Delitto di Garlasco, ex procuratore Venditti si difende: “Mai preso soldi illeciti, la mia vita è rovinata”

L’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti si è presentato davanti al Tribunale del Riesame di Brescia per difendersi dalle accuse di corruzione in atti giudiziari legate al Delitto di Garlasco, il celebre caso dell’omicidio di Chiara Poggi. In un’intervista rilasciata a Sky TG24, Venditti ha respinto categoricamente tutte le contestazioni, dichiarando di non aver mai ricevuto denaro illecito e descrivendo la vicenda come devastante per la sua vita personale e professionale. L’ex magistrato attende ancora la formale contestazione delle accuse e si dichiara pronto a dimostrare la propria innocenza, sottolineando che le ipotesi investigative si baserebbero esclusivamente su illazioni prive di fondamento concreto.

Mario Venditti è accusato di corruzione dalla procura di Brescia in relazione all’archiviazione del fascicolo 2017 riguardante Andrea Sempio, figura controversa collegata alle indagini sul delitto di Garlasco. Le contestazioni si concentrano su presunti favoritismi e irregolarità nella gestione dell’inchiesta, con ipotesi che includono il peculato e un presunto “sistema Pavia” che avrebbe coinvolto diversi soggetti nell’ambito giudiziario locale. L’inchiesta ha portato alla perquisizione degli uffici del pm Mazza, con l’acquisizione di documentazione relativa a scontrini di ristoranti e acquisti di automobili.

Le accuse di corruzione e il caso Sempio

Le indagini della procura di Brescia si concentrano principalmente sul comportamento di Venditti nella gestione del fascicolo riguardante Andrea Sempio, personaggio che ha rivestito un ruolo significativo nelle vicende processuali legate all’omicidio di Chiara Poggi. Gli inquirenti sospettano che l’ex procuratore aggiunto possa aver adottato decisioni favorevoli a determinate persone in cambio di benefici personali, ipotesi che Venditti nega fermamente.

Il ruolo di Venditti nell’inchiesta

Durante il suo mandato a Pavia, Venditti ha coordinato diverse indagini di rilievo nel territorio pavese, acquisendo una reputazione di magistrato rigoroso ma anche controverso per alcuni metodi investigativi. Il suo coinvolgimento nel caso Garlasco è stato caratterizzato da scelte procedurali che oggi sono al centro dell’attenzione degli inquirenti bresciani. L’ex procuratore ha difeso il proprio operato definendolo semplicemente come “il mio stile”, respingendo l’idea che ci siano state pressioni indebite o comportamenti scorretti.

Le perquisizioni effettuate negli uffici del pm Mazza hanno cercato di ricostruire eventuali rapporti anomali tra Venditti e soggetti esterni all’ambito giudiziario. Gli investigatori hanno raccolto documentazione relativa a spese sostenute in ristoranti e per acquisti di veicoli, nel tentativo di individuare possibili flussi di denaro o benefici non dichiarati.

Le contestazioni della procura di Brescia

La procura di Brescia ha aperto un fascicolo specifico per corruzione in atti giudiziari, un reato che prevede sanzioni severe per i pubblici ufficiali che tradiscono la fiducia istituzionale. Tuttavia, come sottolineato dallo stesso Venditti, l’accusa di peculato non gli è ancora stata formalmente contestata, lasciando una certa incertezza procedurale sulla direzione che prenderà l’inchiesta.

Gli inquirenti stanno valutando anche l’ipotesi di un presunto “sistema Pavia”, un’espressione che secondo Venditti implicherebbe l’esistenza di un’associazione a delinquere. L’ex magistrato ha ironizzato su questa possibilità, chiedendosi pubblicamente quale sarebbe lo scopo di tale associazione se si basa solo su pranzi e cene.

La difesa di Venditti davanti al Riesame

L’udienza al Tribunale del Riesame di Brescia ha rappresentato un momento cruciale per la difesa dell’ex procuratore, che ha potuto esporre le proprie ragioni di fronte ai giudici. La strategia difensiva si concentra sulla totale assenza di prove concrete riguardo a pagamenti illeciti o comportamenti contrari ai doveri d’ufficio. Venditti sostiene che tutte le decisioni adottate durante il suo incarico siano state legittime e motivate da ragioni procedurali verificabili negli atti.

Le dichiarazioni ai microfoni di Sky TG24

Immediatamente dopo l’udienza, Venditti ha rilasciato dichiarazioni pubbliche che evidenziano il peso emotivo della vicenda sulla sua vita. “Professionalmente e umanamente la vicenda mi ha distrutto, sono veramente a terra”, ha affermato l’ex magistrato, sottolineando come l’inchiesta abbia avuto conseguenze devastanti sulla sua reputazione e sul suo benessere psicologico.

Il messaggio centrale della difesa è chiaro: “Non ho mai preso soldi e nessuno me ne ha mai offerti, conoscendomi”, ha dichiarato Venditti con fermezza. Questa affermazione rappresenta il pilastro della sua linea difensiva, che mira a smontare l’impianto accusatorio presentando un quadro di trasparenza assoluta nel proprio operato. L’ex procuratore ha inoltre aggiunto che se le contestazioni si limitano a quanto emerso negli atti finora esaminati, si tratterebbe di “ben poca cosa“.

Il “sistema Pavia” e l’associazione a delinquere

Una delle accuse più gravi che potrebbero essere formalizzate riguarda il presunto “sistema Pavia”, un’espressione che secondo gli inquirenti indicherebbe l’esistenza di una rete di relazioni illecite nell’ambito giudiziario pavese. Venditti ha affrontato direttamente questa ipotesi con tono critico, chiedendo esplicitamente che gli venga contestata l’associazione a delinquere se è questo che gli inquirenti intendono.

“‘Sistema’ significa associazione a delinquere, sono proprio curioso che qualcuno mi contesti di essere stato a capo o promotore o partecipe di un’associazione a delinquere finalizzata a che cosa? Dicono a pranzi, cene. E questa è un’associazione a delinquere?”, ha dichiarato sarcasticamente Venditti. Queste parole riflettono la sua convinzione che le accuse siano prive di fondamento sostanziale e si basino su elementi circostanziali come la partecipazione a eventi conviviali, pratiche che secondo lui non configurano alcun reato.

Delitto di Garlasco e le ombre sull’indagine

Il Delitto di Garlasco rimane uno dei casi giudiziari più controversi della cronaca italiana degli ultimi decenni. L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007, ha generato un lungo processo che ha visto Alberto Stasi condannato in via definitiva. Tuttavia, le indagini hanno sempre presentato zone d’ombra e questioni procedurali dibattute, con alcuni elementi che continuano a sollevare interrogativi sulla completezza delle ricostruzioni investigative.

L’archiviazione del caso Andrea Sempio

Andrea Sempio è una figura che ha attraversato le vicende processuali del caso Garlasco in modo controverso. L’archiviazione del fascicolo a suo carico nel 2017 è ora al centro delle indagini su Venditti, con la procura di Brescia che sospetta irregolarità nella gestione di quella pratica. Gli inquirenti stanno cercando di capire se ci siano stati condizionamenti esterni o decisioni adottate senza le dovute motivazioni investigative.

Recentemente, lo stesso Sempio ha revocato l’incarico all’avvocato Massimo Lovati, una mossa che ha suscitato ulteriori interrogativi sugli sviluppi della vicenda e sui rapporti tra i vari soggetti coinvolti. Questa decisione potrebbe avere ripercussioni sulle strategie difensive e sull’evoluzione complessiva dell’inchiesta su Venditti.

Le pressioni sul processo

Uno degli aspetti più delicati dell’intera vicenda riguarda le presunte pressioni esercitate durante le fasi investigative e processuali del delitto di Garlasco. Venditti ha sempre respinto l’idea di aver subito o esercitato pressioni, definendo il proprio approccio semplicemente come “il mio stile”. Tuttavia, gli inquirenti stanno valutando se determinate scelte procedurali possano essere state influenzate da fattori estranei all’ambito strettamente giudiziario.

La questione delle pressioni si inserisce in un contesto più ampio di analisi critica delle modalità con cui sono state condotte le indagini sul caso Garlasco. Alcuni osservatori hanno evidenziato come l’inchiesta abbia presentato momenti di discontinuità investigativa e decisioni che avrebbero meritato maggiore approfondimento. Venditti ora si trova a dover rispondere di queste critiche in sede giudiziaria, con la sua credibilità professionale messa duramente alla prova.

Le conseguenze personali e professionali

L’inchiesta ha avuto un impatto devastante sulla vita di Mario Venditti, come emerso chiaramente dalle sue dichiarazioni pubbliche. L’ex magistrato ha descritto la situazione come distruttiva sia dal punto di vista professionale che umano, evidenziando come le accuse abbiano minato la sua reputazione costruita in decenni di carriera.

L’impatto sulla carriera del magistrato

Per un magistrato, essere indagato per corruzione in atti giudiziari rappresenta una delle situazioni più gravi e compromettenti dal punto di vista professionale. Venditti, che aveva costruito una carriera nell’ambito giudiziario pavese, si trova ora a dover affrontare il giudizio dei colleghi e dell’opinione pubblica, oltre che quello formale dei tribunali.

Le conseguenze immediate includono la sospensione di fatto da qualsiasi incarico giudiziario e la perdita della credibilità necessaria per operare in un ambito che richiede fiducia assoluta. Anche in caso di assoluzione o archiviazione, il danno reputazionale subito potrebbe essere difficile da riparare completamente, considerando la risonanza mediatica della vicenda.

Le prospettive future del procedimento

Il procedimento davanti al Tribunale del Riesame di Brescia rappresenta solo una delle tappe di un percorso giudiziario che potrebbe protrarsi per mesi o anni. La difesa di Venditti dovrà dimostrare l’assenza di elementi probatori che possano sostenere le accuse di corruzione, concentrandosi sulla legittimità delle decisioni adottate durante il suo mandato.

Gli sviluppi futuri dipenderanno dalle valutazioni del Riesame e dalle eventuali ulteriori indagini che la procura di Brescia deciderà di condurre. Se le accuse dovessero essere confermate e il procedimento dovesse proseguire, Venditti potrebbe trovarsi a fronteggiare un processo complesso in cui dovrà rispondere punto per punto delle contestazioni relative alla gestione del caso Garlasco e dei fascicoli collegati.

Nel frattempo, l’ex procuratore mantiene una posizione di ferma negazione di qualsiasi addebito, dichiarandosi pronto a dimostrare la propria innocenza e sostenendo che la sua vita è stata rovinata a causa di illazioni prive di fondamento. La sua speranza è che il sistema giudiziario possa accertare la verità e restituirgli la dignità professionale e personale compromessa da questa vicenda.

DomoCasaNews

DomoCasaNews

Articoli: 26

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *