Scandalo alla Fenice: cosa succede dietro le quinte dello storico teatro di Venezia

Il Teatro La Fenice Venezia attraversa una crisi senza precedenti dopo la nomina di Beatrice Venezi come direttrice musicale. La decisione, annunciata il 22 settembre 2025, ha innescato proteste immediate da parte dell’orchestra, dei sindacati e del pubblico storico del teatro. Lo scandalo ha portato alla proclamazione di uno sciopero per il 17 ottobre, causando la cancellazione della prima dell’opera Wozzeck e sollevando interrogativi sul futuro di una delle istituzioni culturali più prestigiose d’Italia.

La controversia riguarda non solo il merito della nomina, ma soprattutto le modalità con cui è stata comunicata: orchestra e maestranze hanno appreso la decisione dai media, senza alcun confronto preventivo. Questo ha innescato uno stato di agitazione formale proclamato il 27 settembre e ha provocato disdette di abbonamenti da parte di sostenitori storici. Al centro dello scontro c’è il rapporto ormai compromesso tra i lavoratori e il sovrintendente Nicola Colabianchi, con richieste pubbliche di revoca sia della nomina che del sovrintendente stesso.

La nomina che ha scatenato la protesta

La Fondazione Teatro La Fenice ha ufficializzato la nomina di Beatrice Venezi con una nota del 22 settembre 2025, sottolineando come la decisione fosse stata “approvata all’unanimità dal presidente della Fondazione”, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, e da tutti i consiglieri di indirizzo. Venezi assumerà l’incarico nell’ottobre 2026, con un mandato che si protrarrà fino a marzo 2030.

La Fondazione ha giustificato la scelta evidenziando il valore aggiunto in termini di professionalità, visibilità internazionale, energia e rinnovamento. È stato inoltre sottolineato il rilievo storico di questa designazione, che vede una delle poche figure femminili assumere un ruolo apicale nel panorama dei grandi teatri lirici internazionali, confermando la vocazione globale e innovatrice della Fenice.

Chi è Beatrice Venezi e il suo ruolo

Beatrice Venezi è una direttrice d’orchestra italiana con forte visibilità mediatica internazionale, elemento che il sovrintendente Colabianchi ha indicato come strategico per il futuro del teatro. Secondo il contratto, Venezi dirigerà un grande evento, tre concerti e due opere per stagione, mentre la maggioranza dell’attività vedrà sul podio direttori di fama internazionale di diverso orientamento stilistico.

Colabianchi ha difeso la nomina come “un investimento sul futuro della Fenice”, sostenendo che avere a Venezia un direttore d’orchestra giovane, donna e con forte visibilità si tradurrà in maggiore interesse da parte di sponsor e mecenati, oltre a nuove opportunità di partnership e maggiori risorse economiche.

Le modalità controverse della decisione

La vera frattura si è creata sulle modalità con cui la nomina è stata gestita. L’orchestra ha contestato duramente di essere stata completamente esclusa dal processo decisionale e di aver appreso la notizia dai giornali. Nella lettera inviata al sovrintendente, i musicisti hanno definito “irricevibili” le scuse presentate da Colabianchi il 23 settembre.

Il sovrintendente si è giustificato affermando che il nome di Venezi circolava da settimane sulla stampa e che il dibattito mediatico rischiava di trasformare “una potenziale scelta artistica in un campo di battaglia politico”. Secondo Colabianchi, avviare una lunga procedura formale avrebbe significato lasciare che fossero altri, all’esterno, a dettare l’agenda e a logorare l’istituzione per mesi. Ha quindi dichiarato di aver agito “per riprendere il controllo della situazione” e proteggere il teatro da un dibattito esterno dannoso.

Teatro La Fenice Venezia: lo stato di agitazione dell’orchestra

Il 27 settembre 2025, a soli cinque giorni dall’annuncio ufficiale, l’orchestra del Teatro La Fenice ha proclamato lo stato di agitazione formale. La decisione rappresenta un’escalation significativa delle tensioni interne e segna una rottura profonda tra i lavoratori artistici e la dirigenza del teatro lirico.

La rappresentanza sindacale unitaria degli orchestrali, insieme alle maestranze tecniche, ha espresso una posizione netta e unanime: la nomina di Venezi non garantisce né qualità artistica né prestigio internazionale. I lavoratori hanno sottolineato come questa scelta contrasti con la tradizione di eccellenza del teatro e con le aspettative del pubblico fedele.

Le richieste dei lavoratori

Nella lettera ufficiale indirizzata al sovrintendente e al consiglio di amministrazione, l’orchestra ha formulato una richiesta chiara e non negoziabile: la revoca immediata della nomina di Beatrice Venezi. I musicisti hanno dichiarato che il rapporto di fiducia con il sovrintendente Colabianchi è “ormai irrimediabilmente compromesso” e hanno affermato di non riuscire più a riconoscere in lui la guida del teatro.

La posizione espressa dall’assemblea generale dei lavoratori è stata ribadita in tutti gli incontri successivi, compreso quello dell’8 ottobre con i vertici del teatro. I sindacati CGIL, CISL, UIL e FIALS hanno supportato pienamente le richieste dell’orchestra, creando un fronte unitario senza precedenti.

Le disdette degli abbonati

Un elemento particolarmente preoccupante emerso nella lettera dell’orchestra riguarda le immediate ripercussioni economiche della nomina. A sole ventiquattro ore dall’annuncio si sono registrate disdette da parte di abbonati storici, un fenomeno che rappresenta non solo un danno economico per il teatro, ma soprattutto un colpo all’immagine e alla credibilità dell’istituzione.

Gli orchestrali hanno definito “inaccettabile sacrificare la fiducia di un pubblico fedele”, costruita e mantenuta nel tempo anche attraverso difficoltà enormi, per una nomina che ritengono inadeguata. Questo aspetto evidenzia come la crisi non sia solo interna ma coinvolga anche il rapporto con il pubblico, elemento vitale per la sostenibilità di un teatro d’opera.

Lo sciopero del 17 ottobre e la prima saltata

Le rappresentanze sindacali del Teatro La Fenice hanno proclamato uno sciopero per venerdì 17 ottobre 2025, scegliendo strategicamente la data della prima dell’opera Wozzeck di Alban Berg. La decisione di far coincidere lo sciopero con un evento di grande rilevanza artistica sottolinea la determinazione dei lavoratori a farsi ascoltare e a ottenere risultati concreti.

La cancellazione della serata inaugurale rappresenta un danno significativo per il teatro, sia in termini di incassi che di reputazione. Wozzeck è considerata una delle opere più importanti del repertorio del Novecento, e la sua prima era attesa dal pubblico specializzato e dalla critica internazionale.

Il confronto con i vertici del teatro

L’8 ottobre 2025 si è tenuto un incontro cruciale tra la rappresentanza sindacale unitaria, le organizzazioni sindacali e i vertici del teatro, con la presenza del sovrintendente Nicola Colabianchi e del sindaco Luigi Brugnaro. Il confronto era stato sollecitato dallo stesso Brugnaro nella speranza di trovare una mediazione e scongiurare lo sciopero.

In apertura di riunione, la RSU ha ribadito la posizione espressa nell’ultima assemblea generale, chiedendo formalmente la revoca dell’incarico conferito a Venezi. Il sindaco Brugnaro, pur confermando la nomina, ha proposto un “percorso conoscitivo” con il nuovo direttore musicale designato, con l’intento di avviare un dialogo costruttivo.

La proposta è stata respinta al mittente da RSU e sindacati, che hanno dichiarato la propria disponibilità a intraprendere tale percorso solo a seguito della revoca preventiva della nomina. Questa presa di posizione ha reso evidente lo stallo completo delle trattative e l’impossibilità di trovare un compromesso.

L’assemblea pubblica del 17 ottobre

Per la stessa giornata dello sciopero, alle ore 18:00, è prevista un’assemblea pubblica aperta non solo ai lavoratori della Fenice ma anche ai colleghi delle altre istituzioni culturali che hanno espresso solidarietà e all’intera cittadinanza. L’iniziativa mira a trasformare la questione in un dibattito pubblico sul ruolo e la governance delle istituzioni culturali veneziane.

L’apertura alla cittadinanza rappresenta un tentativo di coinvolgere il tessuto sociale di Venezia nella difesa del patrimonio culturale rappresentato dalla Fenice. I lavoratori intendono dimostrare che la questione non riguarda solo dinamiche interne al teatro, ma tocca l’identità culturale della città e il suo rapporto con le istituzioni artistiche.

Le conseguenze per il sovrintendente Colabianchi

La crisi non si è limitata alla contestazione della nomina di Venezi, ma ha investito direttamente anche la figura del sovrintendente Nicola Colabianchi. Il musicologo veneziano Giorgio Peloso Zantaforni ha lanciato una petizione online sulla piattaforma Change.org per chiedere la revoca dall’incarico del sovrintendente, accusandolo di aver creato un grave danno di immagine al teatro.

La petizione evidenzia come la gestione della nomina abbia compromesso la credibilità dell’istituzione e ha raccolto il sostegno di diverse voci critiche all’interno del mondo culturale veneziano. Monica Sambo, segretaria del Partito Democratico di Venezia, è tra le figure pubbliche che hanno espresso preoccupazione per la situazione.

La petizione online

La raccolta firme promossa da Peloso Zantaforni rappresenta un ulteriore fronte di contestazione che va oltre le dinamiche sindacali. Il musicologo ha denunciato una scelta “inadeguata per il ruolo e per la città”, sottolineando come le decisioni relative alla Fenice debbano rispettare standard di eccellenza artistica non negoziabili.

La petizione ha acceso un dibattito pubblico che si è sviluppato soprattutto nei corridoi e negli ambienti culturali della città, più che nelle strade. Emerge una città divisa tra chi denuncia l’inadeguatezza della scelta e chi, invece, difende sia il sovrintendente che Venezi, sostenendo che “il giudizio spetta al lavoro non ai pregiudizi”.

Il tentativo di mediazione fallito

Il tentativo di mediazione promosso dal sindaco Brugnaro nell’incontro dell’8 ottobre si è rivelato completamente infruttuoso. La proposta di un “percorso conoscitivo” con Venezi prima che assuma formalmente l’incarico nel 2026 non è stata accettata dai rappresentanti dei lavoratori, che hanno ribadito come condizione preliminare la revoca della nomina.

Questo fallimento della mediazione ha reso inevitabile lo sciopero e ha evidenziato la profondità della frattura tra le diverse componenti del teatro. Il fatto che nemmeno l’intervento diretto del sindaco, in qualità di presidente della Fondazione, sia riuscito a sbloccare la situazione dimostra la gravità della crisi istituzionale.

Cosa significa questa crisi per il futuro della Fenice

La controversia sulla nomina di Venezi rappresenta molto più di una semplice disputa su una scelta artistica. Essa solleva questioni fondamentali sulla governance delle istituzioni culturali pubbliche, sul rapporto tra dirigenza e lavoratori, e sul ruolo della partecipazione democratica nelle decisioni che riguardano il patrimonio culturale della città.

Il caso Fenice sta diventando emblematico di tensioni più ampie nel mondo della cultura italiana, dove spesso le nomine ai vertici delle istituzioni avvengono con modalità percepite come opache o verticistiche. La richiesta di trasparenza e partecipazione avanzata dall’orchestra riflette un cambiamento culturale in atto nel settore.

Il danno di immagine

Il danno reputazionale per il Teatro La Fenice appare già consistente e potrebbe aggravarsi ulteriormente. Le disdette degli abbonati storici segnalano una perdita di fiducia difficile da recuperare, mentre la cancellazione della prima di Wozzeck proietta un’immagine di instabilità gestionale che può scoraggiare sponsor e mecenati.

La visibilità internazionale della controversia rischia di offuscare la reputazione di eccellenza che la Fenice ha faticosamente ricostruito dopo l’incendio del 1996. Per un teatro che ambisce a mantenere un ruolo di primo piano nel panorama lirico internazionale, questa crisi rappresenta un ostacolo significativo.

Le prospettive di risoluzione

Le possibili vie d’uscita dalla crisi appaiono al momento limitate. La posizione rigida assunta da entrambe le parti rende difficile immaginare un compromesso a breve termine. Il contratto con Venezi prevede che assuma l’incarico nell’ottobre 2026, lasciando quasi un anno di tempo per trovare una soluzione, ma lo scontro attuale rischia di avvelenare il clima per tutto questo periodo.

Una possibile soluzione potrebbe passare attraverso un ripensamento delle modalità decisionali all’interno della Fondazione, introducendo meccanismi di consultazione più ampi e trasparenti. Tuttavia, questo richiederebbe una disponibilità al dialogo e un riconoscimento degli errori che al momento non sembra emergere dalla dirigenza del teatro. Il futuro della Fenice dipenderà dalla capacità di tutte le parti coinvolte di mettere l’interesse dell’istituzione al di sopra delle posizioni personali e di ricostruire quel rapporto di fiducia che appare oggi irrimediabilmente compromesso.

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