La manovra 2026 rappresenta uno degli interventi di politica economica più attesi del governo italiano, con stanziamenti complessivi che oscillano tra i 16 e i 18 miliardi di euro. Il Consiglio dei ministri ha definito le linee guida della legge di bilancio, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2026, toccando ambiti cruciali come tassazione, welfare, pensioni e sostegno alle famiglie. La misura più significativa riguarda il taglio della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, con un doppio tetto di reddito che va da 50.000 a 200.000 euro annui. Parallelamente, vengono introdotte modifiche al calcolo dell’Isee per favorire l’accesso alle prestazioni agevolate, con una revisione del valore della prima casa e delle scale di equivalenza. Sul fronte pensionistico, è prevista una sterilizzazione selettiva dell’aumento dell’età pensionabile a partire dal 2027, con blocchi graduali riservati a specifiche fasce anagrafiche. La manovra include anche una nuova pace fiscale per le cartelle esattoriali del 2023 e stanziamenti aggiuntivi per sanità e famiglie.
Taglio dell’Irpef e riduzione del carico fiscale
Il governo prosegue il percorso di riforma fiscale avviato dall’inizio della legislatura, concentrando circa 9 miliardi di euro nel triennio per alleggerire il prelievo sui redditi da lavoro dipendente e autonomo. L’obiettivo è semplificare il sistema tributario e aumentare il potere d’acquisto delle famiglie, rendendo più competitivo il mercato del lavoro italiano rispetto agli standard europei.
Come funziona il nuovo sistema a tre aliquote
La principale novità fiscale consiste nella riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33%, completando di fatto la transizione verso un sistema a tre scaglioni. Questa modifica si applica ai redditi compresi tra determinati limiti, creando un doppio tetto: il primo fissato a 50.000 euro e il secondo a 200.000 euro annui. In pratica, i contribuenti che rientrano in questa fascia beneficeranno di un risparmio stimato fino a 440 euro all’anno, una cifra che può fare la differenza per le famiglie monoreddito o per i lavoratori autonomi con redditi medi.
Chi beneficia della riduzione fiscale
La platea dei beneficiari è piuttosto ampia e coinvolge principalmente dipendenti, pensionati e professionisti con redditi annui che superano la soglia della prima aliquota ma restano sotto il tetto massimo di 200.000 euro. Il doppio tetto introduce una progressività più equilibrata, evitando salti bruschi nel carico fiscale. Tuttavia, chi supera il limite massimo vedrà applicarsi la terza aliquota, che rimane invariata. Questo meccanismo favorisce la classe media e i redditi medio-alti, mentre per i redditi più bassi gli effetti saranno meno diretti, considerando che già beneficiano delle aliquote inferiori.
Revisione dell’Isee e sostegno alle famiglie nella manovra 2026
Una delle innovazioni strutturali più rilevanti riguarda la modifica dell’Isee, lo strumento che misura la condizione economica delle famiglie per l’accesso a prestazioni agevolate. Il governo ha stanziato complessivamente 3,5 miliardi di euro nel triennio per famiglia e contrasto alla povertà, introducendo criteri più favorevoli per alcune categorie di cittadini.
Modifiche al calcolo dell’indicatore
La revisione dell’Isee interviene su due elementi fondamentali: il valore della casa di proprietà e le scale di equivalenza. Nella nuova formulazione, la prima casa potrebbe essere esclusa o valutata in modo diverso rispetto agli immobili successivi, riducendo il peso patrimoniale per le famiglie proprietarie dell’abitazione principale. Le scale di equivalenza, che determinano il peso di ciascun componente del nucleo familiare, vengono riviste per favorire nuclei numerosi e situazioni di maggiore fragilità economica. L’impatto complessivo di questa misura è stimato in quasi 500 milioni di euro annui, consentendo a un numero maggiore di famiglie di accedere a bonus, agevolazioni e servizi sociali che prima erano preclusi.
Congedo parentale e bonus mamme
Il pacchetto famiglia si arricchisce di misure specifiche per la conciliazione vita-lavoro. Viene confermato il congedo parentale facoltativo all’80% dello stipendio per tre mesi, da fruire dopo la fine del periodo obbligatorio. Questa misura permette a entrambi i genitori, ma in particolare alle madri, di prolungare la permanenza a casa con i figli neonati senza rinunciare a una quota consistente del reddito. Si lavora inoltre sul quoziente familiare per le detrazioni fiscali, un sistema che premia le famiglie con più figli riducendo proporzionalmente l’imposta da versare. I bonus per le mamme lavoratrici vengono potenziati, con particolare attenzione alle donne che rientrano sul mercato del lavoro dopo la maternità, favorendo così la partecipazione femminile al mondo produttivo.
Novità sulle pensioni e sterilizzazione dell’età pensionabile
Il capitolo previdenziale rappresenta uno dei nodi più delicati della manovra, considerando l’invecchiamento progressivo della popolazione italiana e l’esigenza di garantire sostenibilità al sistema pensionistico nel lungo periodo. Il governo ha scelto una strada intermedia, evitando interventi drastici ma introducendo correttivi graduali a partire dal 2027.
Stop graduale all’innalzamento dell’età
La principale novità consiste nella sterilizzazione selettiva per l’aumento dell’età pensionabile che sarebbe dovuto scattare automaticamente. Anziché applicare il blocco in modo uniforme a tutti i lavoratori, il provvedimento prevede una distinzione per fasce anagrafiche. Lo stop completo dell’innalzamento sarà riservato solo a chi avrà compiuto 64 anni nel 2027, mentre per le coorti più giovani l’incremento di tre mesi potrebbe essere applicato in modo graduale o con ulteriori differimenti. Questa scelta tutela principalmente chi si trova a ridosso del pensionamento, evitando sorprese spiacevoli a pochi anni dall’uscita dal mercato del lavoro, ma lascia aperta la questione per le generazioni successive.
Proroga di Opzione donna, Quota 103 e Ape sociale
Tra le ipotesi in discussione figura anche la nuova proroga di tre canali di uscita anticipata dal lavoro. Opzione donna permette alle lavoratrici di andare in pensione prima, in presenza di specifici requisiti anagrafici e contributivi, accettando però un calcolo interamente contributivo della pensione, che risulta meno favorevole. Quota 103 consente invece l’uscita con 62 anni di età e 41 di contributi, offrendo flessibilità a chi ha carriere lunghe. Infine, l’Ape sociale è destinata a lavoratori in condizioni di particolare disagio, come disoccupati, caregiver o addetti a mansioni gravose, garantendo un sussidio fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria. La proroga di questi strumenti indica la volontà di mantenere vie di uscita flessibili, pur nel rispetto dei vincoli di bilancio.
Pace fiscale e rottamazione delle cartelle
Sul fronte del contenzioso tributario, la manovra introduce una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali relative all’anno 2023, con modalità pensate per agevolare i contribuenti in difficoltà economica ma escludendo chi non ha mai presentato dichiarazione dei redditi. Questo intervento si inserisce nella strategia di recupero crediti dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, bilanciando rigore e possibilità di regolarizzazione.
Le nuove modalità di rateizzazione
Secondo le ultime ipotesi, la rottamazione sarà spalmata in nove anni con 108 rate mensili, permettendo ai debitori di diluire il pagamento in un arco temporale esteso. Questo rende più sostenibile il rientro per chi ha accumulato debiti fiscali negli anni precedenti, evitando pignoramenti o altre azioni esecutive. Tuttavia, non tutti potranno accedere: saranno previsti parametri che limiteranno la platea ai contribuenti “meritevoli”, escludendo probabilmente chi ha già beneficiato di precedenti sanatorie senza poi rispettare gli impegni presi. La pace fiscale si estende anche alla sospensione di plastic tax e sugar tax fino al 31 dicembre 2026, rinviando ancora una volta l’introduzione di tributi ambientali e sulla salute che avrebbero dovuto colpire produttori e importatori di materiali plastici e bevande zuccherate.
Bonus casa e incentivi all’edilizia
Gli incentivi per le ristrutturazioni edilizie vengono confermati con le stesse condizioni vigenti nel 2025, mantenendo l’impianto normativo senza stravolgimenti. L’obiettivo è sostenere il settore delle costruzioni, che rappresenta una componente rilevante del Pil nazionale, e favorire la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare.
Detrazione al 50% per la prima casa
Il meccanismo prevede una detrazione fiscale del 50% per le spese sostenute sulle prime case e del 36% sulle seconde abitazioni. Questo significa che chi effettua lavori di ristrutturazione, manutenzione straordinaria o efficientamento energetico sull’immobile adibito ad abitazione principale può recuperare la metà della spesa sostenuta in dieci anni, attraverso la dichiarazione dei redditi. Per le seconde case, invece, l’agevolazione si riduce, con uno sconto fiscale inferiore che comunque rende conveniente procedere a interventi migliorativi. I bonus edilizi coprono una gamma ampia di opere: dal rifacimento di facciate al cambio degli infissi, dall’installazione di pannelli solari alla sostituzione della caldaia con pompe di calore ad alta efficienza. Il tetto massimo di spesa detraibile varia a seconda del tipo di intervento, ma in generale si conferma la volontà di incentivare la transizione ecologica degli edifici residenziali.
Sanità, spesa militare e equilibrio di bilancio
La manovra non trascura settori strategici come sanità e difesa, inserendosi nel più ampio obiettivo di riportare l’Italia in linea con il Patto di Stabilità e Crescita europeo. L’avanzo primario è previsto in crescita costante: dallo 0,9% del Pil nel 2025 all’1,2% nel 2026, fino a raggiungere il 2,2% nel 2028. Questo percorso di risanamento implica scelte difficili, con tagli alla spesa sociale compensati da aumenti mirati in ambiti prioritari.
Rifinanziamento del sistema sanitario
Per la sanità sono previsti rifinanziamenti aggiuntivi pari a 2,4 miliardi di euro nel 2026 e 2,65 miliardi nel biennio successivo, che si sommano ai fondi già stanziati negli anni precedenti. Questi incrementi dovrebbero servire a ridurre le liste d’attesa, assumere nuovo personale medico e infermieristico, e potenziare le strutture territoriali come case di comunità e ospedali di prossimità. Tuttavia, i sindacati e le opposizioni denunciano che queste risorse sono insufficienti rispetto alle reali necessità, soprattutto considerando l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche. Sul fronte della difesa, le spese militari saliranno a 12 miliardi di euro, in linea con gli impegni assunti in sede Nato per portare la spesa bellica al 2% del Pil. Questo incremento alimenta il dibattito politico, con parte dell’opposizione che critica la destinazione di risorse ingenti al settore militare a scapito di welfare e istruzione.
Per finanziare l’insieme delle misure, il governo prevede tagli alla spesa sociale e un aumento della pressione fiscale al 42,2%, supportato anche dai contributi straordinari richiesti al settore bancario. Questo equilibrio precario suscita le proteste di sindacati come Cgil e Uil, che contestano la riforma fiscale e il condono per chi non ha pagato le tasse, chiedendo invece un sostegno più deciso ai redditi da lavoro e agli aumenti contrattuali. In un contesto di quasi sei milioni di persone in povertà assoluta, la manovra appare come un tentativo di mediazione tra esigenze di bilancio, vincoli europei e aspettative di cittadini e imprese.